Con ‘Rika’ Vattani chiude la trilogia giapponese

(ADN Kronos) Oltre il coraggio fisico, c’è qualcosa di più: è il coraggio di essere se stessi e di affermarlo in un mondo che fa di tutto per fagocitarti, assorbirti e sputarti come un qualunque oggetto di consumo. E’ la parabola di Rika, 17enne giapponese che in Italia si trova a vivere una terribile avventura che metterà in luce la sua capacità di resistere e tenere fede alla promessa che si era fatta dopo un’altra brutta esperienza vissuta a Tokyo, imparare a dire no.

Rika è la protagonista e la voce narrante del nuovo romanzo di Mario Vattani, da poco designato Ambasciatore a Singapore dopo l’esperienza a Osaka e prima ancora al Cairo e alcuni anni trascorsi a Roma. Dopo “Doromizu” e “La via del Sol Levante”, in questo terzo libro sul Giappone, “Rika” (Idrovolante Edizioni, pp. 240 – euro 18,00), Vattani sceglie di partire da un episodio di cronaca realmente accaduto nel 2011 a una giovanissima turista giapponese a Roma per costruire un romanzo di formazione e di catarsi.

“Con ‘Rika’ si chiude anche una fase della mia vita: è un po’ un addio, o forse un arrivederci, alla scrittura – spiega Vattani all’Adnkronos – Questi ultimi anni passati a Roma sono stati il momento per ragionare, elaborare e raccontare. D’altra parte, scrivere è questo. Per me è stata una novità e anche una esperienza stupefacente: mi sono trovato a mettere insieme cose che avevo vissuto, il Giappone, l’Egitto, esperienze che avevo fatto e che in qualche modo si sono trasformate in testi. Adesso questa fase si conclude. Vedo la vita scandita al ritmo del respiro: inspirare ed espirare, fare e raccontare. C’è un momento per l’azione e uno per l’elaborazione, quasi come nell’equilibrio tra penna e spada di cui parlava Mishima”.

“Adesso – aggiunge – questo periodo si conclude perché la prospettiva per un diplomatico è andare all’estero, e la vita all’estero è una vita operativa, fatta di azione, quindi non puoi pensare e raccontare, devi fare. E ho voluto chiudere questa fase con una delle storie che più mi hanno colpito, e commosso. Una discesa agli inferi a cui succede una catarsi, una resurrezione”.

“‘Rika’ l’ho ‘incontrata’ davvero, anche se non di persona, ma in una mia veste totalmente diversa, quando ero consigliere diplomatico del sindaco di Roma – racconta Vattani – Venivo coinvolto ogni volta che succedeva qualcosa che aveva a che fare con gli stranieri, e così avvenne anche nel caso di questa ragazzina giapponese che nel 2011 ebbe una bruttissima avventura. Mi sembrò veramente un simbolo, perché tra i turisti il giapponese viene considerato il più corretto, ma anche il più docile e indifeso, e lei si dimostrò tutto il contrario. E non perché avesse reagito fisicamente a quell’aggressione: era una ragazzina normale. Eppure col suo coraggio, la sua determinazione, l’essere pronta a tutto pur di non arrendersi mi sembrò un esempio. Per tutti, non solo per le donne. Questa storia dimostra che dovunque ci si trovi, sia pure nella solitudine più assoluta, l’individuo riesce con la propria personalità, con il proprio coraggio, non solo a salvarsi, ma a trasformarsi in qualcosa di migliore”.

“Il libro è oscuro e violento per certi versi – prosegue il diplomatico – ma l’ho voluto dedicare a mia figlia, che è una adolescente, perché, le vorrei dire, l’importante è non perdersi, non cascarci, non farsi fregare dai falsi maestri che cantano e raccontano di grandi problemi e grandi soluzioni ma alla fine mirano solo a consumare la gioventù di questi ragazzi, la loro purezza, i loro sogni e il loro futuro. Il futuro, dico a questi ragazzi e anche a me stesso, è quello che ciascuno si costruisce da sé e il coraggio totale di questa ragazzina, anche davanti alla morte, la capacità di ricordarsi di essersi promessi qualcosa, è un potentissimo strumento di difesa contro un mondo falso e cinico, pieno di messaggi fasulli che mirano solo a usare i giovani per avere like, essere seguiti, guadagnare”.

“La battaglia di Rika non è solo una battaglia di sopravvivenza fisica ma una battaglia per l’affermazione di sé. Tant’è che i veri cattivi di questa storia non sono i più violenti, quelli nelle cui mani Rika finisce a Roma. Il più cattivo di tutti è invece un italiano che lei incontra a Tokyo, uno di quei tipi che conosciamo bene, quelli che usano le donne, le ragazzine, che fanno le feste e le utilizzano come specchietti per le allodole. Niente di originale. D’altra parte, in questo libro sono tutti cattivi, tutti seguono solo i loro interessi, perché è il mondo è così. Eppure noi abbiamo uno strumento meraviglioso per ribellarci a tutto questo, uno strumento che si chiama coraggio, e il coraggio è anche quello di dire no, di rimanere fedeli a se stessi. Questa è la morale del romanzo”.

“Il mondo di ‘Rika’ – racconta Vattani – è un mondo miserabile, alla Dickens. La Tokyo che ho voluto raccontare è meschina, come anche Roma è diversa da come la conosciamo perché è vista da occhi diversi, una capitale dalla bellezza sfatta, distante. Ma è in questo grigiore, in questa oscurità, che si vede brillare la luce di questa ragazzina, nel coraggio di tener fede a questa sua promessa di non farsi più fregare. ‘Rika’ è un po’ il mio testamento da scrittore: una storia esplosiva, violenta, brutta, che fa emergere la bellezza immortale della giovinezza”.

“Scrivere un libro al femminile, al presente, in prima persona è stata una sfida, non l’avevo mai fatto – prosegue il diplomatico – e devo ringraziare tutte le donne che conosco e in particolare mia figlia, perché è anche tramite loro che ho potuto operare una trasformazione, uccidere la mia identità e acquisirne un’altra. Mi ha cambiato questo libro: ha cambiato il mio modo di vedere l’uomo e ha modificato alcuni miei pensieri e comportamenti rispetto al mondo delle donne. E’ stato difficilissimo ma appassionante, e ora per me Rika è viva: vedere uscire questo libro è stato come vederla camminare nel mondo”.

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